Picasso lo straniero
20 settembre 2024 - 2 febbraio 2025

Picasso lo straniero presenta più di 80 opere dell’artista, oltre a documenti, fotografie, lettere e video, e apre a più riflessioni sui temi dell’accoglienza, dell’immigrazione e della relazione con l’altro.

Pablo Picasso, nato nel 1881 a Malaga in Spagna, si stabilisce a Parigi nel 1904. Nonostante la Francia diventi la sua casa e la sua fama cresca oltre i confini nazionali, l’artista non otterrà mai la cittadinanza francese.

Grazie a un approccio multidisciplinare e alla straordinaria ricerca negli archivi della polizia francese, Annie Cohen-Solal, autrice della prima biografia di Jean Paul Sartre e allieva di Leo Castelli, ha portato alla luce carte che fino a oggi giacevano da decenni negli scaffali.

Nel 1968 quando André Malraux – ministro della Cultura del presidente, il generale Charles de Gaulle – si rende conto che Picasso è considerato uno dei più grandi artisti viventi del suo tempo, istituisce un’importante legge per il pagamento delle tasse di successione di beni e opere d’arte, la cosiddetta loi sur la dation en paiement. Di conseguenza, quando Picasso muore nel 1973, i suoi eredi pagano la tassa di successione donando alla Francia un numero considerevole di tesori, incluse diverse migliaia di opere d’arte e 200 mila documenti d’archivio, un patrimonio che ha permesso la creazione dell’attuale Museo Picasso nel centro di Parigi nel 1985.

L’esposizione approfondisce come la condizione di straniero abbia influito e formato la sua identità e, di riflesso, costringe a una riflessione sulla contemporaneità.

«Nel mio lavoro emerge costantemente come Picasso patisse questo stato di vulnerabilità e precarietà perché sapeva che poteva essere espulso in ogni momento» spiega Annie Cohen-Solal. «Tuttavia, proprio per questo, mentre la Francia continuava a malapena a riconoscerlo, lui riuscì a proteggersi creando una rete di amici potenti, collezionisti, una produzione Palazzo Reale Member of collaboratori e acquirenti in tutta l’Europa dell’Est che lo aiutarono a esporre nei posti più prestigiosi».

Nessuno aveva indagato questo aspetto della vita dell’artista, autore della celebre Guernica del 1937. Insieme a Cécile Debray, presidente del Museo Nazionale Picasso di Parigi (MNPP) e a Sébastien Delot, direttore delle collezioni e della comunicazione del MNPP, i tre curatori daranno vita a un avvincente percorso nella vita di Pablo Picasso. Ceramiche, disegni, collage, stampe, fotografie, video e documenti che permetteranno al visitatore di conoscere il mondo di Picasso, la sua vita, il suo successo e il rapporto con le donne, oggetto di una ricerca critica da parte dei curatori.

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100 anni di Triennale Milano in 6 manifesti
Racconti da MArte
1923.
IL MANIFESTO DI ALDO SCARZELLA
Il manifesto per la 1a Mostra internazionale delle arti decorative di Monza è il risultato della selezione fra diversi bozzetti presentati da settanta artisti e illustratori che parteciparono alla gara. È questo il criterio scelto, che diventerà prassi nelle successive Biennali, al fine di affidare gli incarichi per il progetto del manifesto ufficiale, della copertina del catalogo e dei diplomi per gli espositori. La forte iconicità della proposta del pittore Aldo Scarzella (1890 Millesimo, Savona – 1962 Vignale Monferrato, Alessandria) prevalse nella scelta.
L’idea è rappresentare la mostra con un simbolo, la corona ferrea, custodita nella cappella della regina Teodolinda nel Duomo di Monza, e usarlo come un segnale per marcare un inizio. Un viatico per sancire un possibile incontro tra la tradizione folklorica dell’artigianato artistico e il futuro sviluppo industriale. Nella realtà l’esposizione era ancora legata alla selezione e presentazione di oggetti e prodotti di scuole artigianali delle diverse regioni del Paese, con una filosofia opposta all’atteggiamento dei critici modernisti e al reale sviluppo di una qualità estetica industriale. Il manifesto di Scarzella è una magnifica illustrazione e un’immagine simbolica, una sorta di vessillo della tradizione per un contesto ancora tutto da costruire. Il manifesto è stampato a tre colori, pone la corona al centro e in alto, disegnata in maniera impressionistica con due tonalità di oro per rendere efficacemente le lavorazioni a sbalzo del metallo. È attraversata dal monogramma cristologico delineato da una fiamma che si eleva dritta al centro e circonda la corona. Il suo corso è modellato da sinuose gocciolature. Un campo di intenso blu fa da sfondo a tutto il manifesto. Nella parte bassa è posizionata la titolazione, scelta che diventerà una costante nei successivi manifesti per la Biennale. Il testo in tutto maiuscolo è composto in Inkunabula, un carattere riproposto nel 1911 dalla Società Augusta, una fonderia di Torino, reincidendo i punzoni dei tipi medievali usati da Johannes Müller von Königsberg, detto il Regiomontano, per la stampa a Venezia nel 1476 del Kalendario astronomico e astrologico. Il rilancio di questo carattere lo si deve soprattutto a Raffaello Bertieri, che lo promosse e usò ampiamente per la composizione della rivista «Il risorgimento grafico» e per i suoi saggi e libri sui caratteri tipografici e la storia del libro. In quegli anni oltre a essere direttore della Scuola del libro all’Umanitaria, Bertieri è curatore con Augusto Calabi e Carlo Vicenzi della Mostra del libro alla Biennale del 1923. Scarzella, originario della Liguria aveva frequentato la Scuola libera del nudo all’Accademia di Belle Arti di Carrara, dove in seguito divenne professore e presidente per oltre nove anni. Studiò scultura con Arturo Dazzi e si dedicò anche al cartellonismo pubblicitario per enti pubblici e aziende. Espose alla Permanente Belle Arti di Torino e di Milano, alla Biennale di Venezia. Alcune sue opere sono presenti nelle collezioni presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara, la Società Adriatica di Elettricità di Venezia, la Cassa di Risparmio di Alessandria e la Pinacoteca municipale di Casale Monferrato, città dove visse l’ultima parte della sua vita. Nell’ambito della Biennale del 1923, nel Belvedere, a cui si accedeva dal secondo piano nobile della Villa Reale di Monza era stata allestita una mostra di manifesti murali e bozzetti di Aldo Scarzella e Margherita St. Lerche.

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